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Trattamento per il controllo della frequenza e mortalità nella fibrillazione atriale


Le attuali linee guida americane ed europee sottolineano l'importanza dei trattamenti per il controllo del della frequenza nella fibrillazione atriale con una raccomandazione di Classe I, anche se i dati sui benefici di sopravvivenza del controllo della frequenza sono scarsi.
E’ stato verificato se i pazienti trattati con farmaci per il controllo della frequenza avessero una prognosi migliore rispetto a quelli senza trattamento.

Uno studio ha utilizzato il National Health Insurance Research Database di Taiwan. Sono stati arruolati 43.879, 18.466 e 38.898 pazienti con fibrillazione atriale nei gruppi trattati con beta-bloccanti, calcio-antagonisti e Digossina, rispettivamente.
Il gruppo di riferimento era costituito da 168.678 soggetti che non avevano ricevuto alcun farmaco per il controllo della frequenza.

L'endpoint clinico era la mortalità per tutte le cause.

Durante un follow-up di 4.9 anni, la mortalità si è verificata in 88.263 pazienti ( 32.7% ).

Dopo aggiustamento per le differenze di base, il rischio di mortalità è stato inferiore nei pazienti trattati con beta-bloccanti ( hazard ratio aggiustato, aHR=0.76 ) e calcioantagonisti ( aHR=0.93 ), rispetto a coloro che non avevano ricevuto farmaci per il controllo della frequenza.

Al contrario, il gruppo Digossina è risultato associato a un più alto rischio di mortalità con un hazard ratio aggiustato di 1.12.

I risultati sono stati osservati in modo costante nelle analisi di sottogruppo e tra le coorti dopo abbinamento per propensione.

In conclusione, in questa coorte di fibrillazione atriale, il rischio di mortalità è stato inferiore nei pazienti sottoposti a terapia di controllo della frequenza con beta-bloccanti o calcio-antagonisti.
L'uso di beta-bloccanti è stato associato a una maggiore riduzione del rischio.
L’uso di Digossina era correlato a una maggiore mortalità.
Sono necessari studi prospettici randomizzati per confermare questi risultati. ( Xagena2015 )

Chao TF et al, Circulation 2015; 132: 1604-1612

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